Le opere di Paolo Bini e in particolare le ultime che sono state realizzate per la mostra dal titolo 'Luce' alla Galleria Nicola Pedana di Caserta sono il risultato dell'eccezionale dialogo tra i principi modernisti di inizio novecento con l'attuale paesaggio globale digitale. Le nuove opere – quadri, scultura e murales – hanno come novità assoluta nella ricerca del giovane artista l'adottare una superficie riflettente.
Tale materiale è in grado di modificarsi a seconda dell'inclinazione della luce e del punto di vista dell’osservatore introducendo le nuove percezioni da screen touch all'interno della dialettica di stratificazione tra superficie e colore. Non è un caso che l'incontro con questo materiale sia avvenuto nel corso di una sua residenza all'ISCP a New York, ovvero nella città modernista per eccellenza che proprio con il suo spazio urbano si è da sempre proposta come monumento al superamento della tradizione prospettica rinascimentale. Nella città di Manhattan, come nei quadri di Bini, non esiste un unico punto di vista, ma tutti sono legittimi in maniera paritaria.
E' questa possibilità democratica di scelta che crea uno straniamento iniziale. E' lo spettatore che deve fare la prima mossa, rendendolo non passivo bensì attivo. Le nuove opere come quelle dal titolo "Contrasto con …" sono costituite da strisce di colore alternate al nuovo materiale riflettente che per questo le fa vivere di luce. Quindi in questi casi salta immediatamente l'equilibrio millenario tra luminosità illusoria all'interno del quadro e quella reale al di fuori di esso. A differenza dei suoi lavori precedenti è la luce stessa a creare l’effetto policromo e non il colore in esso. Come afferma l'artista: "La necessità di rendere omaggio alla Luce, in maniera così dichiarata, è dovuto al fatto che la luce è elemento fondamentale per un pittore, da sempre! Quindi mi interessa come, nella contemporaneità, il concetto di luce può essere ancora attuale in pittura, mio campo d'indagine."
Le opere in questione puntano ad analizzare non tanto lo spazio illusorio o concreto che può situarsi attorno alla superficie dei quadri, bensì lo spazio che separa e connette tale oggetto con l'osservatore che lo guarda. È lo spettatore che deve avvicinarsi e allontanarsi da questi quadri o dalla scultura monolitica dal titolo ‘In contrasto' per riprendere atto non solo dello spazio che vive e attraversa, ma anche del suo modo di fruire gli oggetti nel web in cui esistono in uno spazio-tempo al di fuori del nostro e con regole autonome dal nostro. Tali contraddizioni sono ben espresse inoltre dalla composizione interna dei quadri verticali. Tali quadri sono ottenuti per associazione modulare di pannelli rettangolari orizzontali. Il formato orizzontale che viene associato fin dalla pittura di genere del '600 alla pittura di paesaggio e da un movimento dello sguardo da sinistra a destra e viceversa, qua diviene un elemento di una grammatica più ampia fatta di interruzioni e continuità schizofreniche. Il tutto e il particolare che ben è analizzato con la composizione delle singole superfici ottiene una nuova implicazioni nella composizione stessa del perimetro della superficie sottolineando ancor di più che il gioco tra soggetto e sfondo in questo caso si estende in maniera non solo percettiva o filosofica, bensì pragmatica alla parete stessa su cui è collocata l'opera. Il dialogo tra contenitore e oggetto contenuto si configura così su nuove basi di progettazione/immaginazione dello spazio architettonico che vanno ad abitare.
Questa nuova produzione di Paolo Bini si inserisce perfettamente nel suo percorso di ricerca che dal 2013 lo ha portato a cercare un nuovo gesto pittorico per individuarne il senso e la ragione d'essere nella nuova società digitale. Questo perché equivaleva ad accettare che nella società delle assenza di ombre e di misteri dello scambio di immagini tramite algoritmi esiste sempre la necessità di individuare un equilibrio tra controllo e casualità degli eventi da interpretare.